Sto rispondendo ai dubbi di aclune persone che legittimamente si chiedono se le attività di wolf-howling aperte al pubblico non possano arrecare disturbo ai branchi presenti sul territorio. La spiegazione che deriva è frutto degli stessi dubbi che erano sorti anche a me e che, negli anni, ho rivolto a chi si occupa di questo programma di uscite divulgative per conto del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.
1. Cos'è il wolf-howling e a cosa serve? Il wolf howling è una tecnica di censimento/monitoraggio basata sull'emissione di ululati registrati nel territorio dove si presume stazionino dei lupi. I lupi, sentendo questo richiamo sono inclini a rispondere per dimostrare al presunto intruso che il territorio è già occupato. Questa tecnica ci da un dato di presenza (quando va a buon fine) che reiterato nel tempo ci porta ad avere un monitoraggio della popolazione e della sua composizione. Durante la stagione estiva infatti, la presenza dei cuccioli è ben riconoscibile dagli ululati di risposta e permette a chi studia la specie di capire se nel branco sia avvenuta la riproduzione.
2. Perchè allora lo facciamo in tardo autunno e in inverno? Stimolare alla risposta un branco con cuccioli è un'attività molto delicata. Durante l'estate le attività del branco sono limitate ad un'area ristretta nella quale si trova il luogo in cui vengono accuditi i cuccioli. Dare il segnale di un'intrusione in quell'area potrebbe influenzare il loro comportamento in maniera sostanziale. In questo periodo quindi le attività di wolf-howling sono consentite solo nell'ambito di progetti di ricerca, sotto il controllo degli organi competenti e seguendo un disciplinare molto rigoroso. Durante l'inverno invece il branco si sposta molto (i nuovi nati sono ora in grado di seguire gli adulti) ed è normale che i vari branchi presenti sul territorio interagiscano tra loro tramite ululati e marcature odorose per ridefinire i reciproci territori. In questa stagione è più normale e meno allarmante per un branco sentire un ululato.
3. Quindi in inverno non si arreca nessun disturbo? No, se l'attività venisse fatta senza nessun tipo di pianificazione o in maniera reiterata sullo stesso territorio potremmo indurre i branchi a pensare che la zona sia sovrappopolata e quindi a modificare il loro comportamento spaziale. Per questa ragione il Parco delle Foreste Casentinesi coordina direttamente tutte le attività d wolf-howling divulgative effettuate dalle guide.
4. In che modo vengono coordinate? Le guide che vogliono ottenere l'autorizzazione devono seguire un corso di formazione e attenersi ad un protocollo che definisce i metodi e gli orari di emissione. (oltre a stabilire il metdo di trasmissione dei dati ottenuti, dare un limite alle persone che possono partecipare, ecc.) I luoghi e le giornate vengono decise dai tecnici del Parco facendo in modo che gli stessi territori non vengano sollecitati più volte a breve distanza di tempo. Ogni anno vengono autorizzate solo un numero limitato di guide a questa attività e ogni guida ha a disposizione una sola giornata.
5. Uscire in gruppo non può creare disturbo? Si, ma il disturbo è legato alla presenza sul territorio di un gruppo di persone non al fatto che queste emettano un ululato. Essere in tanti può ridurre le possibilità di risposta ma, in un territorio antropizzato come il nostro Appennino il lupo è oramai abituato a fare i conti con la presenza umana e a tenersi a distanza.
6. Per quale ragione vengono permesse queste attività? La ragione principale è divulgativa. In Italia la cultura su questo predatore è ancora scarsa e poco diffusa. Attraverso un'attività molto attrattiva come questa si può avere la possibilità di parlare di lupo, dando informazioni aggiornate e corrette, ad un buon numero di persone interessate che si spera che a loro volta trasmettano queste conoscenze nel migliore dei modi. La seconda istanza è quella di fornire dati (quando si ottengono) alle ricerche in corso sul lupo.
7. Quali sono queste ricerche? Il principale studio attualmente in atto riguarda la consistenza, la distribuzione e la genetica della popolazione di lupo nel Parco. E' svolto nell'ambito di un dottorato di ricerca (triennale) da una ricercatrice che sta lavorando stabilmente su questo territorio coadiuvata dalla Veterinaria del Parco e dal Reparto Carabinieri Parco. Le attività che svolge vanno dalla raccolta di campioni biologici (escrementi, peli, sangue) per ottenere dati sulla dieta e sulla genetica, al fototrappolaggio e al wolf-howling per comprendere come sono composti i branchi e in che areali si collocano. (Oltre a cercare conferma sul numero di branchi presenti) Durante la scorsa estate c'è stata anche una ricerca sulla percezione del lupo tra i fruitori dell'area protetta. Svoltasi tramite la somministrazione di questionari ai turisti da parte di una tesista di un'università inglese.
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